domenica 18 agosto 2013

“è che tu rubi ogni sospiro” (Isola di Othoni) - poesia e video

foto federica sabbatini
scattata presso l'isola di Othoni

“è che tu rubi ogni sospiro”.

non credevo che esistesse l’irreale
al di fuori della poesia
né un bianco così acceso di un cipresso
a innalzare l’azzurro.
un tramonto mi arginò l’anima e mi rese
un pensiero mai avuto:
non riuscì a guardarmi dentro senza mentirmi
e ingannavo un futuro
mettendo pietre a costruire un miraggio.

strade in salita e tratti celati,
il sole che rende un profilo.

non posso che essere una macchia
su quest’orizzonte che accoglie ogni rimpianto:



“è che tu rubi ogni sospiro”,
ti urlai senza che altri udissero.


mi spalmai sulle labbra ciò che avevo dentro
e solo tu m’intuivi.
sai che nel seno mi crolla sempre un indefinito.

un blu che diviene onda ogni qual volta respira il vento
e, io, al suo cospetto, sciolgo le mani a farne spuma


(cerco d’imitarlo)


ma ricalcare il suo essere potrebbe erigere la mia pazzia

e mi faccio sagoma per inghiottire ogni fiato che mi ruba.

gli rendo la preghiera che feci a Dio.      

e insistevi a dirmi che nulla eguaglia quegli scogli
e che null’altro potrebbe impiccare un fiato
e io ti lasciai dire mentre non rifugiavo i capelli dal vento
e li lasciavo annodare come fossero cime
e pregavo.

 pregavo che ogni fluire restasse incastrato in quell’orizzonte.
non credevo che fosse così bello impazzire
mai avrei immaginato di soffocare ogni rimpianto
mai avrei desiderato morire altrove
e mai avrei creduto che l’amore avesse le sembianze di un’isola.

mi ritrassi surreale in qualche pietra e dimenticai i gabbiani
appoggiandoli su quella panchina e nelle finestre dal doppio orizzonte

in quanto qui tutto dimenticai, perfino quel ritratto sbadato,
che aspetto mi venga fatto
non seppi più cos’era un perdono e nonostante parlassi
in realtà era un silenzio
che dal faro alle case dirompeva nel mio petto.

non esistevano ore e non esisteva più alcun percorso
e mi stupii di quel verde a cadere in case dismesse
e degli ulivi alti a lambire i sogni.

© federica sabbatini