martedì 26 marzo 2013

Le ombre

Dipinto Anne Marie Göldi  - Luna -

“lacrime velate da una luna lontana
guardo in alto per ingannare le ombre.
impasto il cielo con i rami e ne faccio del rosso
da stendere lungo le sagome di queste ore al rovescio
(antitesi alla vanezza di queste frasi)
accanto ogni promessa metti tagliole”


“sono fatto così, non mi pongo mai in disuso
io non so guardare la luna e ingannare le ombre
ma accavallo le gambe dopo l’amore
- il cielo lo aggancio al tuo ventre in modo provvisorio –
non posso morire di nuovo assistendo a un addio
(non so scrivere - come fai tu - su una mescolanza)”


 “hai mai lambito con un solo dito il ramo più in alto
senza imbrogliare il mio venire lungo questi argini?
tu porgi dei ganci per impiccarmi a questo letto
e inzuppi le ore dei rimpianti nel tuo torace,
ma – potrai mai – ricolorare quel cielo di rosso
per farmi guardare in alto? Le ombre mi fanno paura.”

Potete visitare il sito di Anne Marie Goldi cliccando QUI

sabato 23 marzo 2013

Un marchio la mia verginità (disegno di Maurizio Barraco)

Disegno di Maurizio Barraco
Fructus Mater - Maria

dalla sabbia edificarono la mia casa
nelle mani strinsi un pianto – chiaro
era il non poter più scegliere il canto
delle dita a comporre il mio destino

avevo un petto e lunghi capelli
capaci d'incastrare gli sguardi
e dovetti fingere di godere nell’esser pura
- mi disegnarono un velo blu sul capo –

un marchio la mia verginità
con cui disimpararono l’amore
e ancora l’inganno vale come un ricatto
impresso nello scivolare delle vostre mani.

[vi chiedo perdono se non potei scegliere]





Il disegno è dell'artista Maurizio Barraco.


mercoledì 20 marzo 2013

smetti di impiccare i miei sospiri alla tua essenza (foto di Alessia Basso)

Foto ©Alessia Basso (tutti i diritti riservati)



abbattere le linee nei riflessi dell’alzarsi del sole
gli orizzonti sono un po’ più in là, dove il riflesso
diviene albatro e si leva in cielo come un pensiero

[…]

(ma tu non vuoi capire come si disfa un letto imbrogliando l’amore)

[…]

e confondi la mia follia con dolcezza
come un riverbero di alberi nel ristagnare dell’acqua
mischio le radici al suonare di una radio
e apparecchio questa ribellione con le stoviglie della festa
(piatti scheggiati a disorientare gli ospiti)

smetti di impiccare i miei sospiri alla tua essenza.

© federica sabbatini, 20 marzo 2013


Foto ©Alessia Basso.
Ringrazio Alessia Basso, fotografa per passione, per avermi permesso di utilizzare questa suo foto. Alessia è un’artista che crea nell’essenza della sua anima. L’arte quando sceglie qualcuno poi difficilmente l’abbandona. 

Potete visitare la sua pagina facebook cliccando QUI.



martedì 19 marzo 2013

e vorrei chiederti scusa se sono figlia

19 marzo 2013 

Non amo le ricorrenze, i giorni in cui una data sembra che ci ordini di amare, perdonare, celebrare. Oggi 19 marzo è San Giuseppe, la festa del papà, il giorno in cui si fa un regalo al proprio padre, se si è lontani gli si telefona, se non c'è più lo si ricorda con un po' di malinconia e tante lacrime. 

Io da piccola, come molti di voi, gli portavo un regalo che preparavo a scuola con la maestra. Poi crescendo ho smesso di fargli dei regali, ma mai di volergli bene.

Oggi faccio uno strappo alla regola. Gli ho scritto dei versi (che naturalmente non gli leggerò) essendo un po' timida in questo. È un regalo che non farà rumore, che sarà silenzioso, ma che, in qualche modo, so oggi lui carpirà da un mio sorriso.

ci sei. con ingratitudine pretendo che tu mi ami
- che tu sia base e vertice -
e che le tue mani strizzino il cuore e la fatica
per tenermi in alto e farmi scorgere il mondo da lassù

ho trovato nel cerchio un centro spostato un po’ più in là
- non mi hai mai restituito quel pianto –

le tue mani esplodono di calce e polvere e calore
e istanti a contenere dolore e incandescenze.
hai inselvatichito le amarezze degli anni
e ne hai fatto calchi sorrisi ed occhi a raccontare il sudore

e vorrei chiederti scusa se sono figlia
con il difetto incastrato nel seno
di chiedere che tu sia qui – ancora - a tenermi  in alto e
a non ricordarmi di quel centro rinviato un po’ più in là.


© federica sabbatini, 19 marzo 2013 

mercoledì 6 marzo 2013

raccolgo il seme della pelle come se fosse anima



un “appalto” e corrispondere senza sosta
amore e dismisure e non carpire i tratti
di queste mani pronte a trattenere la fuga

sai? ho tentato la fortuna puntando al silenzio
fino a scolorire il rosso del vocio delle folle
fino ad assolvere i fiori e le promesse e i ganci a tenere

calmo il respiro fino a volerne impazzire
( raccolgo il seme della pelle come se fosse anima)
e vorrei graffiare i tuoi pensieri fino a farne sciroppo

per alleviare il contraccolpo che ho avuto udendoti uscire
(raccolgo il tuo pigiama insieme a miei pezzi)
e so che ogni tramonto che mi regalerai sarà una bugia

atta a diffamare i sogni che erano nati da un incontro.
la luna è tramontata e le lacrime bruciano la pelle scolorita
(io indosso un cardigan e una camicetta e un grande dolore)