venerdì 5 dicembre 2014

Poi sulla pelle di questo mare come un brivido.


Il maestrale a contrastare il fuoco.
Poche voci a ingannare lo spacco
delle onde sulla spiaggia deserta.
Qualche gabbiano qua e là a
scarabocchiare il cielo e sospiri impiccati
ad un silenzio che non vorrei sciogliere.

Poi sulla pelle di questo mare come un brivido.

Finiva la luce, ma era solo un illusione
da parte di un dire maldestro.
Il silenzio raccoglieva ogni passo urtando
il vociare profumato dei pini.
Io ti raccoglievo in disparte,
come fosse ancora primavera.

Poi m'accorsi da un tramonto
che le foglie delle viti dimenticate arrossirono
e trattenendo un verso
si mischiarono con il fuggire di un onda.

Isole tremiti, 02 novembre 2014

© federica sabbatini



domenica 18 maggio 2014

Sono una di terza classe - federica sabbatini da "Perdonate il Bianco e il Nero"

Lo so Capitano, che sono una di terza classe, ma, sa, non mene dispiaccio: viaggio in terza classe e ci sto bene. Qui si balla,qui si vive, qui si fa l’amore sopra i barili e si sente odore di vita.

No Capitano, non è puzza, è profumo di cose dette, di cantilenee tamburi, è un angelo che si mischia con il peccato, è un grido esistere.

Allora che ci faccio qui in prima classe? Sono un attimo salita a vedere, sono curiosa, sono venuta a origliare l’amore ricco e sa, non mi piace l’amore vostro... l’amore in prima classe è una banconota stampata, invece da noi l’amore sa di Gerbera e i petali sanno cadere. Cosa? Sono insolente? Mi vuole punire? E va be’, capitano, petalo più o petalo meno, intanto sono riuscita a vedere un brillante, è vero, brilla, ma solo sotto la luce. Io Capitano, forse, le sembrerò un po’ vanitosa, ma so brillare anche al buio, quando sogno, quando mi mischio alla luna e alle stelle, e grido le maledizioni al mare; la notte, quando scaccio le ansie con la fatica del giorno, dopo averlo stretto tra le mie gambe sui sacchi di juta. Cosa? Non sono cose che si addicono a una ragazza? Ma, guardi che l’ho vista ieri quando si avvinghiava alla Rosina, l’ho vista quando la pagava per un’ora d’amore. No, Capitano, non la giudico, ognuno cerca l’amore a suo modo, e, poi alla Rosina quei soldi servono, sa, ha un marito che è fuggito e due figli da sfamare; anzi, Capitano, ci torni anche stasera dalla Rosina, potrebbe innamorarsi. No, non si offenda: ho soltanto parlato d’amore... Ma perché voi ricchi vi scandalizzate sull’amore e poi non vi offendete di fronte all’odio? Ne ho visto tanto in prima classe, pensi, anche addosso ai vestiti, ai colli di pelliccia, ai cappotti, ai gioielli. Da noi si odia per cose vive, dove abitavano io ho visto litigare due contadini per una mucca, due fanciulle per il figlio del mugnaio e due ubriachi all’osteria di Mario per due bicchieri di troppo.

Sa, Capitano, voi forse avete la pelle che profuma di acqua di colonia, noi, Capitano, abbiamo la pelle che sa di esplorazioni, chi non esplora il dolore non può saper guardare oltre gli sguardi. Io l’ho vista Capitano: lei è uno che i dolori li scansa, ma sbaglia, sa? Il dolore va vissuto, maledetto, bestemmiato, divorato. Io è così che ho imparato a scorgere l’anima. È una gran cosa l’anima, sa Capitano, l’anima va oltre e, meraviglia, esiste. Io non ci credevo, sa? Ma le giuro che l’ho vista, pensi, anche in lei, perfino in quella megera della prima classe, non è una grande anima, ma ce l’ha anche lei. Ce l’abbiamo tutti. Allora, Capitano, stasera torni dalla Rosina e provi a carpirne l’anima, ci s’innamora di esse, sono le nuvole dei nostri cieli. Anche noi abbiamo un cielo, il mio la notte si riempie di stelle e ha la luna che illumina le nuvole. No che non sono sciocchezze, sono sogni, provi ad averne, li leghi al timone della sua nave e sa che orizzonti!

Ora, Capitano, le chiedo scusa se l’ho offesa, ma io le ho detto cosa pensavo e non l’ho fatto ostentando quella bruttezza e bramosia di sputare le cose in faccia, l’ho fatto porgendole il rispetto, l’ho fatto per farle notare la bellezza delle sirene della sua nave, l’ho fatto per poterle regalare una porzione dei miei orizzonti.


Buona notte, Capitano


federica sabbatini
tratto da "Perdonate il Bianco e Nero".

lunedì 3 marzo 2014

Domenica 09 marzo 
in occasione del 
Festival dell'Arte e della Creatività Femminile
 a Castellina Marittima...

Presentazione del libro "Perdonate il Bianco e Il Nero" di Federica Sabbatini...


lunedì 3 febbraio 2014

Colline in diserbo

Disegno dell'artista Maurizio Barraco

un disegno di beatificazione per te, cara puttana,
per te che non hai temuto il contrasto di una vita
e sommergi con coraggio distante e perduto
tutti i santi dei calendari appesi a descrivere le lune

pure tu sei tonda, piena, illumini e sposti il mare
con il solo abbraccio dichiari e non nascondi
il campo di ciliegi e quegli orti spogli di poesia
una lirica il tuo approdo in quell’eco di lealtà

e colline in diserbo il tuo corpo derubato dalle voci.


© federica sabbatini

lunedì 27 gennaio 2014

(mi hanno detto che a volte ho una piega nel labbro)



Era freddo. Il respiro si condensava
incidendo nell'aria un vuoto a perdere.
Prese della carta carbone e ricalcò
nell'orizzonte i profili di cui gli occhi
(non sono capaci).

C'erano labbra aperte solo un poco.
Il dire scivolava in un sussurro.
La tramontana aveva fatto chiudere i giubbotti,
(ma non i sospiri).
Le labbra restarono ferme a far intendere la vita.

(mi hanno detto che a volte ho una piega nel labbro)
nello specchio non la trovo - intanto che mi racconto
.

Pareti a spalmarmi addosso la quiete di un libro.

Era ancora inverno. Pioveva su quell'onda che tralasciavo
(ti parlai di un connubio)...
non ci si scosta mai da una parola che s'aspetta.
Verrà la primavera - di certo
ma l'onda tralasciata non potrà dare una risposta.

Ho posto lo sguardo un po’ più in là.
So che c’è sempre un altrove dove posarsi.


martedì 21 gennaio 2014

un pettirosso


mai nessuno mi è caduto così dentro
da farmi vociare di ogni fine del mondo
- ti ricordi? – ti ponesti al di là di te stesso
riponendo in quell’inchino un forse.
e posi dietro di me ogni raggiungere
senza strappare dalla vita il mio fulcro

(qualcuno ha avvistato un pettirosso)

farà freddo uno di questi sabati!
sarà festa mentre il mandorlo tarderà
a far scivolare i fiori lungo la propria pelle.
chissà se avremo mai notizia di quei due
s’amarono prendendo aria da un inizio?
un petalo cade ancora, lieve.

© federica sabbatini, 21 gennaio 2014

giovedì 16 gennaio 2014

non era ancora estate che già udivo sudare un amore


il tramonto ha steso i colori mentre m'ascoltava.
non era ancora estate che già udivo sudare un amore
e avvertivo scolare inutili risposte dalle grondaie nei giorni di pioggia.
qua e là qualche persona a ricordarmi di non esser sola;
qua e là qualche ricordo a farmi ritrovare gravida di dire.

poesia! ti ho letto così tante volte ad alta voce da farmi creder pazza
e mentre ti urlavo nel silenzio di queste vie tu m’inondavi fino
a far smarrire il pianto d’ogni cane randagio nel far giorno
e mentre Il respiro della tramontana entrava nella pelle
ogni brivido s'impiccava inebriato nell'attesa di un verso.

si resta sospesi sempre un po' quando ci s’accorge
che tutto è solamente finzione.  Il sole si rimette alla vita
(il cielo: il suo sudario). Ogni pena s’aggrappa allo scirocco
che calmo rientra a riportare il calore disperso delle grida
io m’accascio al tuo fianco sfinita di te che m’hai avuto senza pretendermi.

© federica sabbatini, 13 gennaio 2014

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