
No Capitano, non è puzza, è
profumo di cose dette, di cantilenee tamburi, è un angelo che si mischia con il
peccato, è un grido esistere.
Allora che ci faccio qui in
prima classe? Sono un attimo salita a vedere, sono curiosa, sono venuta a
origliare l’amore ricco e sa, non mi piace l’amore vostro... l’amore in prima
classe è una banconota stampata, invece da noi l’amore sa di Gerbera e i petali
sanno cadere. Cosa? Sono insolente? Mi vuole punire? E va be’, capitano, petalo
più o petalo meno, intanto sono riuscita a vedere un brillante, è vero, brilla,
ma solo sotto la luce. Io Capitano, forse, le sembrerò un po’ vanitosa, ma so
brillare anche al buio, quando sogno, quando mi mischio alla luna e alle
stelle, e grido le maledizioni al mare; la notte, quando scaccio le ansie con
la fatica del giorno, dopo averlo stretto tra le mie gambe sui sacchi di juta. Cosa?
Non sono cose che si addicono a una ragazza? Ma, guardi che l’ho vista ieri
quando si avvinghiava alla Rosina, l’ho vista quando la pagava per un’ora d’amore.
No, Capitano, non la giudico, ognuno cerca l’amore a suo modo, e, poi alla
Rosina quei soldi servono, sa, ha un marito che è fuggito e due figli da sfamare;
anzi, Capitano, ci torni anche stasera dalla Rosina, potrebbe innamorarsi. No,
non si offenda: ho soltanto parlato d’amore... Ma perché voi ricchi vi
scandalizzate sull’amore e poi non vi offendete di fronte all’odio? Ne ho visto
tanto in prima classe, pensi, anche addosso ai vestiti, ai colli di pelliccia,
ai cappotti, ai gioielli. Da noi si odia per cose vive, dove abitavano io ho
visto litigare due contadini per una mucca, due fanciulle per il figlio del
mugnaio e due ubriachi all’osteria di Mario per due bicchieri di troppo.
Sa, Capitano, voi forse avete
la pelle che profuma di acqua di colonia, noi, Capitano, abbiamo la pelle che
sa di esplorazioni, chi non esplora il dolore non può saper guardare oltre gli
sguardi. Io l’ho vista Capitano: lei è uno che i dolori li scansa, ma sbaglia,
sa? Il dolore va vissuto, maledetto, bestemmiato, divorato. Io è così che ho
imparato a scorgere l’anima. È una gran cosa l’anima, sa Capitano, l’anima va
oltre e, meraviglia, esiste. Io non ci credevo, sa? Ma le giuro che l’ho vista,
pensi, anche in lei, perfino in quella megera della prima classe, non è una
grande anima, ma ce l’ha anche lei. Ce l’abbiamo tutti. Allora, Capitano, stasera
torni dalla Rosina e provi a carpirne l’anima, ci s’innamora di esse, sono le
nuvole dei nostri cieli. Anche noi abbiamo un cielo, il mio la notte si riempie
di stelle e ha la luna che illumina le nuvole. No che non sono sciocchezze,
sono sogni, provi ad averne, li leghi al timone della sua nave e sa che orizzonti!
Ora, Capitano, le chiedo
scusa se l’ho offesa, ma io le ho detto cosa pensavo e non l’ho fatto
ostentando quella bruttezza e bramosia di sputare le cose in faccia, l’ho fatto
porgendole il rispetto, l’ho fatto per farle notare la bellezza delle sirene
della sua nave, l’ho fatto per poterle regalare una porzione dei miei orizzonti.
Buona notte, Capitano
federica sabbatini
tratto da "Perdonate il Bianco e Nero".
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