domenica 10 febbraio 2013

"Tempo2013" di Massimo Gallo (MemoriaLiquida) ... i ricordi di quando la vita era a scolpire i giorni.

Video Tempo 2013 di Massimo Gallo... 



Un testo e foto, questi di Massimo Gallo (autore romano per il quale nutro una grande stima), che ampliano i ricordi di quando la vita era a scolpire i giorni.

“C’è stato un tempo”, recita, “in cui avevamo il cuore nelle mani” un tempo che molti di noi ricordano con dolce malinconia poiché quel tempo l’hanno vissuto o sentito raccontare dai propri genitori, dai propri nonni, dal vicino di casa, dagli anziani che ricordano un mondo a colori anche se le foto erano in bianco e nero. Un tempo che, in qualche modo, è ancora doverosamente nostro e che la sua parvenza non può far meno di ridestare in noi il contrasto tra la tristezza e la gioia di un passato denso di gesti ormai perduti, fosse solo per il fatto che il tempo se ne va e ogni epoca lascia l’opportunità ( o la responsabilità ) di non dimenticare, anche se, spesso accade.

“Non dimenticare da dove vieni sembrano dire le frasi e le foto che si susseguono a delineare con gli occhi di bambino ora fatto adulto, il cuore ancora rivolto agli anni trascorsi a sorgere con il sole, con la nostalgia per quelle carezze umide di terra  e che si ricorda di quanto tutto fosse piccolino da sopra le spalle di papà e che da lì sopra poteva  toccare il cielo -fosse stato solo travi grandi e nere – noi bambini ancora seduti sull’uscio ad attendere “la voce di madre” volare tra le spighe del grano e giungere a delineare un tramonto. Solo che quel bambino siamo tutti noi.

Sono flashback che appartengono a tutti, anche se cambiano di forma, anche se abbiamo diretto il film della nostra infanzia  in anni diversi poiché gli occhi dei bambini sono gli stessi a perdere fiato nella rugiada.

federica sabbatini



C’è stato un tempo
in cui avevamo il cuore nelle mani
e si cresceva con occhi curiosi,
fra abbracci e scarpe buone
solo per la domenica.

C’è stato un tempo
in cui il pavimento
visto da sopra le spalle di papà,
era lontanissimo al nostro sguardo
e da lassù tutto era piccolino.

C’è stato un tempo
in cui il soffitto era travi grandi e nere.
A guardarle con il naso all’insù,
da sopra le spalle di papà,
potevamo quasi toccarle.

C’è stato un tempo
in cui noi sorgevamo con il sole
e il pane cotto a legna
profumava sulla tavola del mattino

e un tempo in cui
le pietre delle pareti le conoscevi tutte
e un tempo in cui
il fumo del camino riempiva il cielo.

C’è stato un tempo
in cui il grande albero
batteva sulla finestra
e i vestiti stavano larghi
e i fianchi erano asciutti

e un tempo di corsa
a perdere fiato nella rugiada
e i sassi nel torrente
erano colorati di acqua e sole.

C’è stato un tempo
in cui nessun sorriso era amaro
e ogni abbraccio era di madre con grembiule

e un tempo in cui
la carezza di padre era umida di terra
e le gote e i volti si arrossavano
davanti al fuoco del camino.

C’è stato un tempo
in cui il sonno della sera
piegava il capo e il buio di fuori
era solo silenzio e stelle da contare

e un tempo in cui
nessun sogno era triste
e ogni alba profumava
come grano in attesa del vento.

C’è stato un tempo
in cui la minestra
era a scaldare sulla stufa
e le barchette, fatte di carta,
filavan giù al ruscello

e un tempo in cui
il lumi tremolavano e la cera
colava a far disegni strani
e la famiglia non era un quadro
appeso ad una parete.

C’è stato un tempo in cui
noi si guardava i grandi lavorare
distanti sul limitare dell’orizzonte,
sparsi sui campi,
fra grandi stivali e fazzoletti al collo.

Noi, cuccioli senza pettine,
a cantilenar canzoni e nenie
a ciondolar le gambe ossute
si stava,
fra rumore di scodelle
e canto dei primi grilli,
seduti al limitar dell’uscio
in attesa di voce di madre
che si inoltri tra le spighe
che raddrizzi le schiene
che fermi le braccia
che annunci la sera.

(Massimo Gallo)

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