Video Tempo 2013 di Massimo Gallo...
Un testo e foto, questi di Massimo Gallo (autore romano per il quale nutro una grande stima), che ampliano
i ricordi di quando la vita era a scolpire i giorni.
“C’è stato un tempo”, recita, “in cui avevamo il cuore
nelle mani” un tempo che molti di noi ricordano con dolce malinconia poiché
quel tempo l’hanno vissuto o sentito raccontare dai propri genitori, dai propri
nonni, dal vicino di casa, dagli anziani che ricordano un mondo a colori anche se
le foto erano in bianco e nero. Un tempo che, in qualche modo, è ancora
doverosamente nostro e che la sua parvenza non può far meno di ridestare in noi
il contrasto tra la tristezza e la gioia di un passato denso di gesti ormai
perduti, fosse solo per il fatto che il tempo se ne va e ogni epoca lascia
l’opportunità ( o la responsabilità ) di non dimenticare, anche se, spesso
accade.
“Non dimenticare da dove vieni” sembrano dire le frasi e le foto che
si susseguono a delineare con gli occhi di bambino ora fatto adulto, il cuore
ancora rivolto agli anni trascorsi a sorgere
con il sole, con la nostalgia per quelle carezze umide di terra e che
si ricorda di quanto tutto fosse piccolino
da sopra le spalle di papà e che da lì sopra poteva toccare il cielo -fosse stato solo travi grandi e nere – noi bambini ancora
seduti sull’uscio ad attendere “la voce di madre” volare tra le spighe
del grano e giungere a delineare un tramonto. Solo che quel bambino siamo tutti
noi.
Sono flashback che appartengono a
tutti, anche se cambiano di forma, anche se abbiamo diretto il film della
nostra infanzia in anni diversi poiché
gli occhi dei bambini sono gli stessi a
perdere fiato nella rugiada.
federica sabbatini
C’è stato un tempo
in cui avevamo il
cuore nelle mani
e si cresceva con
occhi curiosi,
fra abbracci e scarpe
buone
solo per la domenica.
C’è stato un tempo
in cui il pavimento
visto da sopra le
spalle di papà,
era lontanissimo al
nostro sguardo
e da lassù tutto era
piccolino.
C’è stato un tempo
in cui il soffitto era
travi grandi e nere.
A guardarle con il
naso all’insù,
da sopra le spalle di
papà,
potevamo quasi
toccarle.
C’è stato un tempo
in cui noi sorgevamo
con il sole
e il pane cotto a
legna
profumava sulla tavola
del mattino
e un tempo in cui
le pietre delle pareti
le conoscevi tutte
e un tempo in cui
il fumo del camino
riempiva il cielo.
C’è stato un tempo
in cui il grande
albero
batteva sulla finestra
e i vestiti stavano
larghi
e i fianchi erano
asciutti
e un tempo di corsa
a perdere fiato nella
rugiada
e i sassi nel torrente
erano colorati di
acqua e sole.
C’è stato un tempo
in cui nessun sorriso
era amaro
e ogni abbraccio era
di madre con grembiule
e un tempo in cui
la carezza di padre
era umida di terra
e le gote e i volti si
arrossavano
davanti al fuoco del
camino.
C’è stato un tempo
in cui il sonno della
sera
piegava
il capo e il buio di fuori
era
solo silenzio e stelle da contare
e un
tempo in cui
nessun
sogno era triste
e
ogni alba profumava
come
grano in attesa del vento.
C’è
stato un tempo
in
cui la minestra
era
a scaldare sulla stufa
e le
barchette, fatte di carta,
filavan
giù al ruscello
e un
tempo in cui
il
lumi tremolavano e la cera
colava
a far disegni strani
e la
famiglia non era un quadro
appeso
ad una parete.
C’è
stato un tempo in cui
noi
si guardava i grandi lavorare
distanti
sul limitare dell’orizzonte,
sparsi
sui campi,
fra
grandi stivali e fazzoletti al collo.
Noi,
cuccioli senza pettine,
a
cantilenar canzoni e nenie
a
ciondolar le gambe ossute
si
stava,
fra
rumore di scodelle
e
canto dei primi grilli,
seduti
al limitar dell’uscio
in
attesa di voce di madre
che
si inoltri tra le spighe
che
raddrizzi le schiene
che
fermi le braccia
che
annunci la sera.
(Massimo Gallo)
(Massimo Gallo)
Nessun commento:
Posta un commento