domenica 28 luglio 2013

forse non sarà mai poesia.

foto federica sabbatini (bici - porto di Ponza)

vorrei capire cos’è questo brontolio
questo diffamare il mondo e i suoi abitanti
le stagioni, il vicino, la pazzia e quel poco che c’è.
siamo tutt’uno con ciò che ci circonda
[il prodotto che non è certo è solo quello della poesia]
ma (nella realtà) se uccidi un uomo
non puoi essere che un assassino
e se ami da impazzire prima o poi impazzirai

non capisco, ma forse sono poco abile,
poiché vi bastino i baci d’una rivista
e affidarvi ad una vita stampata in prima pagina
di chi s’intasca l’esistenza svaligiando il domani.
io amo e non dimentico il sudore di chi si è seduto sotto gli olmi
e di chi ha spazzato ogni strada per farmi dono di un futuro
e m’attacco (oggi) a quelle rughe e a quei calli
come fossero libri da leggere e memorie incancellabili.

ditemi come fate a eccitarvi tra miti e merci
e a dimenticare a casa il cuore e perderlo come un telecomando
e a lasciar correre (poiché conviene)
e poi assolvere chi vi uccide i sogni per una preghiera e qualche spicciolo.
come si fa a restare fermi mentre dall’alto piovono bugie?
cosa direbbe l’attimo prima di morire se vi vedesse
raccoglierle come verità?
dove correte tutti se in realtà state fermi?

piango e ne faccio versi anche se forse non sarà mai poesia.

@ federica sabbatini, 27 luglio 2013





1 commento:

  1. Il genere dell'invettiva in poesia è davvero arduo. Però si sente che hai nell'animo un'indignazione temeprata dalla dolcezza. A mio modesto parere la poesia fa un po' fatica e si eleva solo grazie all'ultima strofa, dove si sente la forza potente di quel che vorresti dire.

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