![]() |
foto federica sabbatini (bici - porto di Ponza) |
vorrei
capire cos’è questo brontolio
questo
diffamare il mondo e i suoi abitanti
le
stagioni, il vicino, la pazzia e quel poco che c’è.
siamo
tutt’uno con ciò che ci circonda
[il
prodotto che non è certo è solo quello della poesia]
ma
(nella realtà) se uccidi un uomo
non
puoi essere che un assassino
e se
ami da impazzire prima o poi impazzirai
non
capisco, ma forse sono poco abile,
poiché
vi bastino i baci d’una rivista
e affidarvi
ad una vita stampata in prima pagina
di chi
s’intasca l’esistenza svaligiando il domani.
io amo
e non dimentico il sudore di chi si è seduto sotto gli olmi
e di
chi ha spazzato ogni strada per farmi dono di un futuro
e
m’attacco (oggi) a quelle rughe e a quei calli
come
fossero libri da leggere e memorie incancellabili.
ditemi
come fate a eccitarvi tra miti e merci
e a
dimenticare a casa il cuore e perderlo come un telecomando
e a
lasciar correre (poiché conviene)
e poi
assolvere chi vi uccide i sogni per una preghiera e qualche spicciolo.
come
si fa a restare fermi mentre dall’alto piovono bugie?
cosa
direbbe l’attimo prima di morire se vi vedesse
raccoglierle
come verità?
dove
correte tutti se in realtà state fermi?
piango
e ne faccio versi anche se forse non sarà mai poesia.
@
federica sabbatini, 27 luglio 2013
Il genere dell'invettiva in poesia è davvero arduo. Però si sente che hai nell'animo un'indignazione temeprata dalla dolcezza. A mio modesto parere la poesia fa un po' fatica e si eleva solo grazie all'ultima strofa, dove si sente la forza potente di quel che vorresti dire.
RispondiElimina