giovedì 14 novembre 2013

... e quando sarà.


e quando sarà che diverrò violino d’adagiare lungo il pendio della vita
fa sì che io possa ancora attraversare mari, città, versanti e parole confuse;
fa che ogni vento possa condurmi presso un accordo stonato

e che il mio conto con la vita resti aperto come un bar del centro
fino a tardi, finché il vino c’è, finché l’ubriacatura bastoni ogni cuore
di quell’ebbrezza di cui i poeti non riescono a disfarsi.            

scomponi il mio corpo fino a condurmi in ogni porto e in ogni stazione:
che possa perdere ad ogni arrivo il treno che mi restituisce il nero
e che ogni attracco sia impossibile per colpa delle maree.

rendimi polvere e rendimi alla deriva, ruba un verbo per amarmi ancora una volta
mentre nulla resterà eterno se non qualche ricordo prima che sopraggiunga il dimenticare
da spolverare da ogni piccolo oggetto che rintanerai per non ascoltare più questa voce.

e ti parrà di sentire ancora un violino stonato che vomitava parole a separare la vita.

© federica sabbatini, 14 novembre 2013


2 commenti:

  1. il fine è alla Verlaine ("i lunghi singhiozzi dei violini d'autunno ecc..."; mi piace sei stata essenziale. Mi piace l'uso come sostantivi dei verbi all'infinito

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