
È che ti amo così tanto da poterti tenere stretta in un pugno ancora oggi che di oroscopi ne sono passati a
non designarci un destino. È che vorrei che tu fossi la mia prolunga, la parte
di me che non riesco a completare anche se so che non potrai mai essere la
somma dei miei errori e che anche tu dovrai crescere le tue inesattezze e
sottrarre i dubbi per averne ancora e ancora.
È che ti amo così tanto da vacillare di fronte ogni tuo dolore e che
potrebbe impazzire ogni mio avvenire se tu decidessi di lasciare il nostro
dove, che non è un luogo, che non ha dimora, che vive in quegli istanti in cui
ci si abbandona alla vita.
È che ti amo così tanto da volerti insegnare tutto ciò che so e poi
rifletto e mi dico che non conosco poi molto e che forse potrebbe bastare la
carezza che ogni tanto posso lasciarti sul bordo di un sorriso a indicarti la
strada.
È che ti amo così tanto che io resterò sempre in quell’altrove e sai
anche di quei fogli che non leggi, ma in cui io m’imprimo a incidere gli attimi
e a scolpire ogni passaggio e a ficcare dentro il mio andare. Ci sono molti
altrove in cui mi potrai riconoscere e in cui sono passata in silenzio anche
solo con l’ausilio della poesia che inciampa su quelle persone che hanno molto
da dire e una voce che bastona chi legge dentro.
29 novembre 2013